Pianta di Weber

  

Ora però facciamo un salto nel tempo: avanti fino al giorno maledetto dell’eruzione, quando la villa è scomparsa sotto una valanga di pomici, pietre e cenere. E poi ancora avanti, nel Seicento, quando nuove eruzioni hanno ricoperto il sito con colate di lava. E ancora fino al 1750, l’anno della riscoperta.
Ricordate quello che vi ha raccontato Ercole sugli scavi borbonici, quel “lavoro da talpe” a lume di lanterna?
Ecco, la villa è stata esplorata proprio così: scavando pozzi e cunicoli. Impossibile riportarla alla luce, con gli strumenti dell’epoca! Ma Karl Weber, l’ingegnere svizzero a capo dei lavori, decise che meritava almeno di essere disegnata. E riuscì a tracciare una mappa precisa del piano principale, quello dove si trovavano la biblioteca e i giardini, basandosi soltanto sulle sue misurazioni. Doveva essere un tipo in gamba!
Ci credereste? Proprio la pianta di Weber, due secoli più tardi, ha permesso a un uomo molto ricco – Paul Getty – di ricostruire la Villa dei Papiri dall’altra parte del mondo: a Malibu, in California! E oggi quella copia a grandezza naturale, chiamata Getty Villa, è la sede del Getty Museum, dove sono raccolti capolavori dell’arte greca, etrusca e romana.
Invece, per quanto riguarda la nostra villa, a Ercolano, gli scavi degli ultimi anni hanno raggiunto il quartiere dell’atrio e toccato i piani inferiori della villa. Tra mille difficoltà, però! Perché l’acqua continua a risalire, intralciando i lavori…
E così si conclude – per ora – la storia della Villa dei Papiri. È ancora là sotto, ad aspettarvi, con i suoi tesori tutti da riscoprire…

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